domenica 9 maggio 2010

AAAAA – Isoletta greca vendesi




La crisi della Grecia era una sciagura annunciata. Se il debito di un paese si sta rapidamente ed inesorabilmente avvicinando ai livelli della bancarotta, perché non intervenire quando ci sono ancora possibilità di manovra? Perché agire drasticamente solo alla fine, quando ormai il sistema economico di quella nazione è sull'orlo del precipizio? Che cosa si è aspettato per fare qualcosa di risolutivo, una congiuntura astrale favorevole, un intervento divino da parte degli Dei dell'Olimpo, una ripresa economica fulminante con incremento del turismo del 300% nelle terre dell'Ellade? Eppoi ci si chiede perché emergano tutte queste teorie complottistiche; non c'è da stupirsi: certi avvenimenti sono così paradossali che viene spontaneo pensare che siano manovrati appositamente da organismi sovranazionali adibiti a pilotare l'economia mondiale contro le leggi del buonsenso.

Ebbene, l'economia mondiale sta ristagnando a causa di un appiattimento nella produzione planetaria di idrocarburi ed altre materie prime fondamentali per tutta l'industria. Le banche e le attività borsistiche, per crescere, hanno bisogno di investire in economie locali e nazionali in continua crescita. Se allora il PIL mondiale è quasi in stallo, risulta inevitabile che una nazione che voglia continuare a crescere, debba farlo a discapito di qualche altra nazione che dovrà cedere terreno e battere in ritirata. Viene così ripristinata l'ancestrale legge della selezione naturale. Prima c'era ampio margine di crescita per tutti: all'aumentare del PIL mondiale, e quindi del fabbisogno energetico planetario, si aumentava proporzionalmente la produzione di idrocarburi e materie prime, punto. Questo, in linea di principio, consentiva a qualunque sistema economico di accrescere il proprio fabbisogno energetico senza entrare in conflitto con l'approvvigionamento energetico dei sistemi concorrenti. Adesso non è più così: tutti i sistemi economici dovrebbero stabilizzare il proprio fabbisogno energetico ed anzi organizzarsi per diminuire progressivamente i propri consumi negli anni avvenire, oppure lottare per accaparrarsi parte delle risorse originariamente assegnate ai sistemi concorrenti.

Nel nostro caso nessuno è ancora disposto a “lottare” per sottrarre preziose risorse al concorrente, tuttavia è ancora possibile lavorare nell'ombra per affondare i concorrenti più deboli e conseguentemente assorbire a prezzi stracciati le risorse rilasciate da questi malcapitati. Per esempio, la Grecia dispone di un'infinità di bellezze storiche e paesaggistiche che potrebbero essere messe in (s)vendita o affittate ad ottimi prezzi (da elemosina). Insomma, per tappare i propri buchi di bilancio, il Paese Ellenico potrebbe essere obbligato a prostituirsi ai migliori offerenti e diventare vittima di una sorta di colonialismo finanziario. Gli altri paesi del club dei P.I.I.G.S. dovranno prostituirsi a loro volta per non collassare sotto il giogo dei debiti. Le prossime candidate prostitute sono il Portogallo e la Spagna, segue l'Italia...

A livello locale, il processo di svendita di un paese può essere notevolmente agevolato dalla privatizzazione e dal liberismo sfrenato. Ad esempio anche l'acqua, in linea di principio, può essere privatizzata per consentire a qualcuno di estendere il proprio business a discapito dei comuni che, coi bilanci ormai in rosso, presentano una certa difficoltà nel mantenere e gestire il proprio impianto idrico. Per chi non lo sapesse, molti comuni sono in rosso a causa di alcuni investimenti infelici in derivati finanziari tossici, ma soprattutto per l'abolizione dell'aliquota ICI su immobili e terreni. L'aliquota ICI è, in linea di principio, una tassa assolutamente giusta poiché ciascun proprietario che occupi coi propri terreni o i propri immobili una parte del suolo comunale è tenuto a pagare in proporzione ad essi un congruo obolo al fine di poter usufruire di alcuni servizi offerti dal comune quali: acqua potabile, viabilità comunale, raccolta differenziata, fognature e gestione delle acque reflue, scuole, biblioteche, polizia municipale e chi più ne ha più ne metta...

Col mantenimento dell'aliquota ICI certamente nessun comune caratterizzato da una gestione assennata delle proprie finanze avrebbe bisogno di cedere a qualche privato la gestione, seppur parziale, della propria rete idrica. Quindi la privatizzazione dell'acqua, dal punto di vista del libero cittadino (e non “consumatore” !!!), è una cosa assolutamente inutile e deleteria. D'altra parte finora l'acqua NON ci è mancata anche senza la sua privatizzazione, si o no?? Finora non ce la siamo cavata bene con l'acqua pubblica? La privatizzazione dell'acqua esiste solo perché si inserisce all'interno di quel becero processo di svendita finalizzato a consentire al business as usual di espandersi in alcuni territori ancora vergini, visto che ormai i territori già “sverginati” da tempo non offrono più alcuna possibilità di espansione.

In sostanza il tema dell'espansione a tutti i costi si ripresenta sia a livello internazionale che locale nelle sue forme più inquietanti. Il business tenderà ad appropriarsi indebitamente di tutto ciò che gli consentirà di espandersi un altro po', isole greche ed acqua potabile inclusi. Quando il capitalismo fine a sé stesso finirà per esaurimento delle risorse, resteranno solo signorotti e corporazioni proprietari di beni pubblici che non gli competono, poi non stupiamoci se qualcuno alla fine si arrabbierà.

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